Tutta brava gente by Ashley Flowers

Tutta brava gente by Ashley Flowers

autore:Ashley Flowers [Flowers, Ashley]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2024-08-31T13:18:04+00:00


DICIOTTO

Krissy, 1994

Era la metà del pomeriggio del giorno successivo all’omicidio di January quando i detective Lacks e Townsend riaccompagnarono Krissy, Billy e Jace dall’Hillside Inn a casa loro. A quanto pare, era stata completamente ispezionata, catalogata e ripulita, pronta per essere abitata di nuovo. Sul sedile posteriore dell’auto della polizia, priva di contrassegni, Jace si sedette tra i suoi genitori e Krissy trascorse il viaggio addossata al finestrino, cercando contemporaneamente di evitare il suo tocco e di dare l’impressione che non fosse così.

Quando svoltarono l’angolo della loro strada, a Krissy si bloccò il fiato in gola. Su entrambi i lati della strada c’erano furgoni delle televisioni, con i loghi dei canali di informazione stampati sulle fiancate a caratteri cubitali. Krissy lesse i loghi, sentendosi sempre più stordita. Alcuni non li aveva mai sentiti nominare – WRTV, WNDU, Channel 4 News – ma altri erano riconoscibili – BS, ABC. All’inizio del lungo vialetto che portava a casa loro, c’era un muro di media: uomini sovrappeso con la cintura cascante, enormi telecamere appese alle spalle; le loro controparti in onda, donne magre e slanciate con sguardi duri e capelli perfetti, che tenevano in mano i microfoni e si lisciavano le camicette con i palmi delle mani. Sembravano scarabei, che si aggiravano l’uno intorno all’altro, con il loro equipaggiamento nero e scintillante.

Townsend diresse l’auto verso l’orda, avanzando a strattoni che facevano venire la nausea, pigiando sul clacson, come un Mosè infastidito che separa le acque del Mar Rosso. Krissy osservò con orrore lo sciame di giornalisti che girava intorno all’auto, inghiottendola come un unico organismo. Quando Townsend parcheggiò, erano di nuovo circondati. Dal suo posto di guida, Lacks si girò verso di loro, con lo sguardo che si alternava tra Krissy e Billy. «Uno di voi dovrebbe tenere la mano di Jace. E preparatevi a correre.»

Prima che Krissy potesse fare qualcosa, prima che potesse prendere fiato o organizzare un’espressione particolare sul suo volto, i due detective erano fuori dall’auto e stavano aprendo le porte posteriori, e la cacofonia esterna si infranse su di loro come un’onda. Jace infilò la sua manina in quella di Krissy e lei si impose di non scrollarsela di dosso. Poi uscirono dall’auto e tutti e tre seguirono i detective che sfrecciavano in un tunnel di giornalisti, accecati dai flash.

«Ci dispiace per January!» dicevano tante voci con toni maniacali e distaccati che smentivano il sentimento delle parole. Lungi dall’essere dispiaciuti, sembravano addirittura allegri. «Com’era?»; «Parlaci di lei!»; «Cosa è successo due notti fa?»; «Chi pensate abbia ucciso vostra figlia?»

Townsend li condusse su per le scale del portico, li accompagnò all’interno e sbatté la porta dietro di loro. Immediatamente il vociare del cortile divenne ovattato e flebile. Krissy lasciò andare la mano di Jace.

«Che cazzo era quello?» sbottò Billy, puntando un dito tremante in direzione della porta di ingresso.

«Billy», scattò Krissy, indicando Jace con la testa. Si chinò di fronte a suo figlio, con le mani che avvolgevano i suoi polsi, e gli occhi fissi sul colletto della maglietta, perché non riusciva a guardarlo negli occhi.



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